Vesuvio – Campi Flegrei: ancora senza un Piano

Sarà una ennesima, meramente coreografica, “esercitazione di evacuazione” a commemorare i 25 anni del bradisismo di Pozzuoli; come le altre, per far credere che esista un Piano di emergenza vulcanica degno di questo nome. Piano che, ancora, non c’è. Ma perché questa scandalosa situazione che – tra annunci, consulenze, commissioni, fiumi di carte e di chiacchiere…. – si trascina da ben 23 anni (ventitre anni!)?

Chi volesse saperne di più può leggersi questo lungo documento, qui solo poche righe.

Una emergenza vulcanica è sempre caratterizzata da una elevata indeterminatezza non potendo sapere se i cosiddetti “segnali premonitori” si tradurranno in una eruzione o se (come fu per il bradisismo di Pozzuoli del 1984) rientreranno senza provocare danni. Per tale motivo, in molte nazioni, i piani di emergenza vulcanica prevedono, tra l’altro, una selettività nell’allontanamento delle persone e aree sicure poste nelle immediate adiacenze della zona a rischio. In Italia, invece – per l’area vesuviana e flegrea – si è scelta la soluzione più deresponsabilizzate per i burocrati: lavarsi le mani ordinando una immediata evacuazione di tutta la popolazione verso aree remote. Per capirci, se si verificasse oggi una crisi vulcanica come il bradisismo del 1984, 700.000 persone (molte residenti a Napoli) dovrebbero “precauzionalmente” essere trasferite subito in 18 regioni italiane dove non si capisce proprio come potrebbero vivere. È evidente che, con questa impostazione ottusa e militaresca, (che esclude soluzioni che pure erano state suggerite durante il bradisismo del 1984) nessuno se l’è sentita di firmare un Piano definitivo limitandosi a produrre “bozze di piano” e scaricare il barile verso i “comuni inadempienti”.

C’è una via di uscita a questa situazione? Si, riprendere un Disegno di Legge, presentato nella precedente legislatura, che, tra l’altro, istituiva una precisa struttura delegata a realizzare il Piano Vesuvio e Piano Campi flegrei e a pianificare il decongestionamento di queste aree. Se una struttura simile non verrà costituita, vorrà dire che continueremo a baloccarci con inutili “esercitazioni”, come quella in cantiere, e rassegnarci ai periodici annunci di un ”imminente Piano di Protezione civile”.

Francesco Santoianni

Per saperne di più:

Articolo già pubblicato di disastermanagement.it

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